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Festeggiamenti in onore del Patrono: S. Antonio di PadovaCenni storici Nato a Lisbona, è detto di Padova perché lasciò i più importanti ricordi della sua attività apostolica in quella città, dove morì il 13 giugno 1231 e dove si venera il suo sepolcro. Di nobile famiglia, nel battesimo ebbe nome Fernando; il padre si chiamava Martino e la madre Maria. Fra i diciannove e i venti anni Fernando entrò tra i Canonici regolari di S. Agostino nel Monastero di S. Vincenzo de fora presso Lisbona, restandovi circa due anni, e passando poi a quello di S. Croce in Coimbra, allora uno dei più rinomati centri culturali del Portogallo, dove attese allo studio delle Sacre Scritture. A Coimbra ebbe nel 1219 l'ordinazione sacerdotale. Nel 1220 chiese ed ottenne d'entrare nell'Ordine dei Minori fondato poco prima (1209) da S. Francesco in Assisi, assumendo il nome di Antonio. Nell'autunno partì per la missione del Marocco; lo colpì una grave malattia e decise di lasciare l'Africa e a far ritorno in patria, ma una violenta tempesta sbalzò la nave sulle coste della Sicilia dove egli sostò brevemente lasciando vaghi ricordi del suo passaggio. Nella pentecoste del 1221 partecipò, ad Assisi, al celebre Capitolo "delle stuoie" incontrandosi con S. Francesco, il quale non ebbe - sembra - il presentimento del suo eccezionale talento. Rimasto dopo il Capitolo senza destinazione, ottenne da frà Graziano, provinciale dell'Emilia Romagna, di andare nella sua provincia. Gli fu assegnato l'eremo di Montepaolo presso Forlì dove visse nella preghiera e penitenza. Destinato alla predicazione, percorse partendo da Rimini i paese dell'Italia settentrionale, debellando l'eresia, meritando l'appellativo di "martello degli eretici". Tra il 1223 e il 1225 pose le basi della scuola teologica francescana insegnando nel convento bolognese di S. Maria della Pugliola. Tra il 1225 e il 1227 la presenza di Antonio è attestata nella Francia meridionale. Una ventina di giorni prima della sua fine, si ritirò nella solitudine di Camposampiero, a 20km da Padova, presso l'amico conte Tiso che gli allestì una celletta pensile tra i rami di un gran noce da cui pure predicava alle folle. Aggravatasi la sua malattia, si fece ricondurre a Padova, ma per strada dovette fermarsi nel conventino di Arcella dove nella visione del suo Signore spirò la sera del 13 giugno 1231. Manifestazioni Tradizionali e Folkloristiche In giro per la Città
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